'A 15 anni dipingevo come Raffaello, ho impiegato tutta la vita per imparare a dipingere come un bambino' (P. Picasso)

domenica 17 giugno 2012

Il Libro delle Fiabe


Fiabe "piccole e leggere" per i bambini.
Racconti brevi, ricchi di spunti di riflessione, per i grandi.
Attraverso gli occhi del sogno, entrerete in una dimensione fantastica di immagini e di colori, che vi condurranno alla riscoperta dei valori dell'amicizia e del rispetto reciproco.
Il mondo dei sordi presenta le sue ricchezze a chi è disposto ad avvicinarsi ai suoi confini. 
Un libro per tutti!

domenica 11 dicembre 2011

domenica 9 ottobre 2011

LE CHIMERE


Noi che siamo le Chimere
combattiamo i tipi loschi
ci incontriam tutte le sere
in riva al mar o per i boschi.

Siam dotati di poteri
e li usiamo alla bisogna
i cattivi e i menzogneri
getteremo nella fogna.

Nella lotta siam vincenti
contro i crimini e i misfatti
voi sarete poi contenti
divertiti e stupefatti.

Assistenti fidi siamo
di Cat Greta Prodigiosa
la giustizia difendiamo
lavorando senza posa.

Quando poi la pace arriva
con le gioie più sincere
noi cantiamo “Viva, viva
lunga vita alle Chimere"
















sabato 27 agosto 2011

L' albero degli applausi

Era un bel giorno d'estate, faceva molto caldo in quel periodo, e i genitori decisero di portarla in montagna al fresco, nel “Paese degli Ughi”.
In quella piccola borgata di poche case meta della loro escursione, in effetti sono in molti ad avere quel nome: Ugo il “Fungaiolo”, Ugo “Barbetta”, Ugo il fratello del sindaco....., il sindaco però si chiama Giuseppe, ed è il più bravo di tutti.
Arrivati in tarda mattinata, subito si dedicarono assieme agli zii alla preparazione del pranzo e, di conseguenza, alla sua degustazione.
Nel pomeriggio, dopo la pennichella, andarono a passeggio nel bosco seguendo i sentieri più praticabili, e raccolsero pietre luccicanti di origine lavica, ramoscelli secchi ricoperti di licheni dalle forme strane, e qualche fiore selvatico dai colori sgargianti.
Tornati a casa fecero merenda e poi aspettarono l'ora di cena godendosi il fresco e la bellezza del paesaggio.
Erano tutti molto impegnati ad oziare quando il suo sguardo fu attratto da qualcosa di sorprendente.
Erano cadute alcune gocce di pioggia subito dopo il rientro dalla passeggiata, ma in seguito il sole era tornato a giocare con le nuvole insieme al vento di alta quota. Nessuno si aspettava che il suo gioco avrebbe regalato a tutti una sorpresa.
I suoi raggi andarono a scovare fra i rami di un abete alto e solenne, qualche goccia di pioggia che potesse aiutarlo a creare un effetto magico e divertente, e fu così possibile vedere una gemma di luce arancione accendersi lentamente e brillare proprio in prossimità della cima di quell'albero che si stagliava contro l'angolo più luminoso del cielo, dove il sole si stava andando a nascondere dietro alle montagne.
Man mano che i raggi di luce che la intercettavano cambiavano la loro inclinazione, quella piccola gocciolina solitaria con timidezza faceva capolino nella sagoma scura dell'abete circondato dal chiarore delle nuvole e, come per rispetto del grande albero che la ospitava, solo poco alla volta raggiungeva tutto il suo splendore per essere ammirata anche da lontano.
Manteneva il suo grazioso bagliore per qualche minuto poi, sempre piano piano, si nascondeva di nuovo nell'ombra per lasciare la scena ad un' altra gemma di luce di un altro colore, che si schiudeva timidamente in un altro punto dell'albero.
In questo modo furono parecchie le “sorelline lucenti” che fecero la loro comparsa rispettose del loro turno, e ognuna di un colore diverso.
Forse da questo hanno preso l'idea per inventare l'Albero di Natale, pensò, solo che le luci non si accendono una per volta.
Era così felice che non riusciva a stare ferma e alzando le braccia, cominciò ad agitare le mani facendo il segno LIS degli “applausi” ma subito si fermò gridando di sorpresa per indicare un albero poco lontano che sembrava imitarla.
La pioggia aveva reso lucide le fronde degli alberi tutt'intorno e il vento le stava muovendo leggermente, ma il Pioppo Tremulo sembrava in grado di muovere ogni singola foglia indipendentemente dalle altre: anziché vederle in movimento seguendo l'oscillazione dei rami a cui erano attaccate, l'effetto ottico era quello di vedere tante mani che si muovevano proprio come stava facendo lei in quel momento.
Era come se l'unico albero che potesse dimostrare la sua gioia insieme a lei, lo facesse applaudendo con tutte le sue foglie.
Quel posto era veramente pieno di cose interessanti: non solo c'erano tanti Ughi e gli abeti, insieme al sole e alla pioggia, avevano inventato le luci di Natale, ma c'erano anche gli “alberi degli applausi”.
Considerando tutte queste novità, si fece promettere dai genitori di farsi portare più spesso in montagna a trovare gli zii.

.Quando sarà più grande, forse le capiterà di leggere da qualche parte che alcuni udenti hanno una venerazione per la parola scritta, per la poesia, ma questo per lei non avrà mai alcun significato. Non esiste un'esperienza possibile nella sua vita che le possa permettere di sentire la bellezza della parola come una cosa sua, che le appartenga nel profondo.
La musicalità di un verso poetico, il suo ritmo, le varie gradazioni di intensità delle emozioni che esso può suscitare, per lei saranno cose impossibili da raggiungere, e forse neanche le mancheranno perché resteranno del tutto sconosciute .
La vista del pioppo tremulo che applaudiva a quello spettacolo di luce improvviso, per condividere la sua gioia, aveva per lei un grande valore, diverso da quello che poteva rappresentare per tutti gli altri.
Era un'immagine che sicuramente valeva più di mille parole, ed esprimeva in modo perfetto quella felicità giocosa di una bambina che ha ricevuto un regalo meraviglioso e inaspettato.


La farfalla ubriaca

Tanto tempo fa le Fate si chiamavano Ninfe ed ognuna aveva un compito preciso.
Iride è la Fata che dipinge l'arcobaleno nel cielo e da sempre ha un mucchio di lavoro da fare in giro per il mondo, soprattutto in luoghi come la Gran Bretagna, dove il sole e la pioggia si alternano molte volte al giorno, o in prossimità delle grandi cascate, a causa delle enormi quantità di acqua nebulizzata che si sollevano in aria prodotte dagli spruzzi.
Per questo motivo, stanca di faticare sempre così tanto e delusa e depressa dal fatto che molto spesso le sue opere d'arte non venissero neanche notate dagli umani, decise di andare in vacanza, non solo per riposarsi, ma anche per tirarsi su di morale.
Niente più arcobaleni quindi!
Tutti gli Spiriti di Natura, anche se solidali con la decisione della loro amica Iride, si preoccuparono molto di quello che sarebbe venuto a mancare, soprattutto in quel periodo dell'anno, la primavera, momento in cui tutti i colori dei fiori, delle foglie e del cielo sono più accesi e più allegri e fanno tanto bene a tutti per appagare gli animi dopo la tristezza dell'inverno.
Bisognava quindi trovare dei supplenti, pronti ad operare in ogni parte del mondo.
Nel cielo sopra al giardino della nonna di Greta non trovarono nessuno che si offrisse per svolgere questo incarico, allora i folletti dei pomodori e delle zucche, che sono i più intelligenti perché riescono a fare maturare i frutti attaccati a delle piante così gracili che da sole non riuscirebbero a reggerli, suggerirono di nominare le farfalle come supplenti, visto che di colori se ne intendono.
Non tutte però erano pronte a darsi da fare.
Quel pomeriggio le nuvole avevano danzato molto nel cielo, trascinate dal vento come da una musica irresistibile, e avevano scaricato al suolo gocce d'acqua di ogni misura, dalle più pesanti e irruenti, alle più leggere e carezzevoli.

Tutti gli abitanti del giardino avevano reagito a questi eventi atmosferici, chi traendone vantaggio perché sulla terra bagnata si muove con meno fatica, come la lumaca calma e pacata, o come la biscia, infida e pettegola che sbeffeggia chi dalla pioggia è molto ostacolato e stava correndo velocemente a cercare un riparo, come le povere formiche.

Solo una farfalla un po' sciocca, che forse aveva succhiato troppo nettare dai fiori e si era inebriata, non si era accorta che la pioggia bagnava le sue ali rendendole difficoltoso il volo, e continuava a spostarsi da una parte all'altra cantando a squarcia gola.


Terminato l'acquazzone, era il momento di darsi da fare per produrre un bell'arcobaleno e le altre farfalle si alzarono in volo per trasportare i loro colori in alto nel cielo.
La farfalla ubriaca, non solo non era in grado di volare perché si era appesantita le ali, ma i suoi colori si erano annacquati e quindi avevano una dominante d'azzurro che non andava bene per un arcobaleno di primavera.
Inoltre gli abili folletti ingegneri si accorsero che il volo delle farfalle procede in modo irregolare e quindi le poverine che si erano tanto alacremente prestate per quel' emergenza, facevano molta fatica a realizzare la traiettoria precisa dell'arcobaleno che tutti stavano aspettando.
Intervennero prontamente i passeri che si offrirono di aiutare le farfalle facendosi prestare un po' dei loro colori e volando rapidi su nel cielo.
Appena in tempo!
In mezzo ai cespugli di peonia erano tutti pronti a festeggiare l'arrivo di un nuovo fratellino che un pulcino stava aspettando con ansia.

Come si faceva senza arcobaleno?

 

FINE