'A 15 anni dipingevo come Raffaello, ho impiegato tutta la vita per imparare a dipingere come un bambino' (P. Picasso)

sabato 27 agosto 2011

L' albero degli applausi

Era un bel giorno d'estate, faceva molto caldo in quel periodo, e i genitori decisero di portarla in montagna al fresco, nel “Paese degli Ughi”.
In quella piccola borgata di poche case meta della loro escursione, in effetti sono in molti ad avere quel nome: Ugo il “Fungaiolo”, Ugo “Barbetta”, Ugo il fratello del sindaco....., il sindaco però si chiama Giuseppe, ed è il più bravo di tutti.
Arrivati in tarda mattinata, subito si dedicarono assieme agli zii alla preparazione del pranzo e, di conseguenza, alla sua degustazione.
Nel pomeriggio, dopo la pennichella, andarono a passeggio nel bosco seguendo i sentieri più praticabili, e raccolsero pietre luccicanti di origine lavica, ramoscelli secchi ricoperti di licheni dalle forme strane, e qualche fiore selvatico dai colori sgargianti.
Tornati a casa fecero merenda e poi aspettarono l'ora di cena godendosi il fresco e la bellezza del paesaggio.
Erano tutti molto impegnati ad oziare quando il suo sguardo fu attratto da qualcosa di sorprendente.
Erano cadute alcune gocce di pioggia subito dopo il rientro dalla passeggiata, ma in seguito il sole era tornato a giocare con le nuvole insieme al vento di alta quota. Nessuno si aspettava che il suo gioco avrebbe regalato a tutti una sorpresa.
I suoi raggi andarono a scovare fra i rami di un abete alto e solenne, qualche goccia di pioggia che potesse aiutarlo a creare un effetto magico e divertente, e fu così possibile vedere una gemma di luce arancione accendersi lentamente e brillare proprio in prossimità della cima di quell'albero che si stagliava contro l'angolo più luminoso del cielo, dove il sole si stava andando a nascondere dietro alle montagne.
Man mano che i raggi di luce che la intercettavano cambiavano la loro inclinazione, quella piccola gocciolina solitaria con timidezza faceva capolino nella sagoma scura dell'abete circondato dal chiarore delle nuvole e, come per rispetto del grande albero che la ospitava, solo poco alla volta raggiungeva tutto il suo splendore per essere ammirata anche da lontano.
Manteneva il suo grazioso bagliore per qualche minuto poi, sempre piano piano, si nascondeva di nuovo nell'ombra per lasciare la scena ad un' altra gemma di luce di un altro colore, che si schiudeva timidamente in un altro punto dell'albero.
In questo modo furono parecchie le “sorelline lucenti” che fecero la loro comparsa rispettose del loro turno, e ognuna di un colore diverso.
Forse da questo hanno preso l'idea per inventare l'Albero di Natale, pensò, solo che le luci non si accendono una per volta.
Era così felice che non riusciva a stare ferma e alzando le braccia, cominciò ad agitare le mani facendo il segno LIS degli “applausi” ma subito si fermò gridando di sorpresa per indicare un albero poco lontano che sembrava imitarla.
La pioggia aveva reso lucide le fronde degli alberi tutt'intorno e il vento le stava muovendo leggermente, ma il Pioppo Tremulo sembrava in grado di muovere ogni singola foglia indipendentemente dalle altre: anziché vederle in movimento seguendo l'oscillazione dei rami a cui erano attaccate, l'effetto ottico era quello di vedere tante mani che si muovevano proprio come stava facendo lei in quel momento.
Era come se l'unico albero che potesse dimostrare la sua gioia insieme a lei, lo facesse applaudendo con tutte le sue foglie.
Quel posto era veramente pieno di cose interessanti: non solo c'erano tanti Ughi e gli abeti, insieme al sole e alla pioggia, avevano inventato le luci di Natale, ma c'erano anche gli “alberi degli applausi”.
Considerando tutte queste novità, si fece promettere dai genitori di farsi portare più spesso in montagna a trovare gli zii.

.Quando sarà più grande, forse le capiterà di leggere da qualche parte che alcuni udenti hanno una venerazione per la parola scritta, per la poesia, ma questo per lei non avrà mai alcun significato. Non esiste un'esperienza possibile nella sua vita che le possa permettere di sentire la bellezza della parola come una cosa sua, che le appartenga nel profondo.
La musicalità di un verso poetico, il suo ritmo, le varie gradazioni di intensità delle emozioni che esso può suscitare, per lei saranno cose impossibili da raggiungere, e forse neanche le mancheranno perché resteranno del tutto sconosciute .
La vista del pioppo tremulo che applaudiva a quello spettacolo di luce improvviso, per condividere la sua gioia, aveva per lei un grande valore, diverso da quello che poteva rappresentare per tutti gli altri.
Era un'immagine che sicuramente valeva più di mille parole, ed esprimeva in modo perfetto quella felicità giocosa di una bambina che ha ricevuto un regalo meraviglioso e inaspettato.


Nessun commento: